VIGNETTE, FIGURINE E BOLLI DEL PASSATO (Gazzetta Tributaria n.61/2023)

VIGNETTE, FIGURINE E BOLLI DEL PASSATO (Gazzetta Tributaria n.61/2023)

61-Ogni tanto vi sono richiami alla tradizione, anche fiscale, che sorprendono per la loro longevità e resilienza.

 Vi sono richiami e situazioni che proiettano i meno giovani tra i nostri lettori in una dimensione che, pur non tanto lontana, rappresenta un’altra era!

Le figurine dei calciatori, la collezione dei francobolli, le foto dei divi erano simbolo di una lontana infanzia quando nasceva anche l’attuale marca da bollo, ma anche se sembra anacronistico, e in buona parte delle situazioni lo è, vi sono ancora una miriade di adempimenti e circostanze che si trovano ad incrociare l’IMPOSTA DI BOLLO, uno dei più antichi balzelli di medioevale memoria, mentre calciatori e divi sono tramontati.

Come il francobollo tipico simbolo di una civiltà in cui la posta era cartacea, si muoveva fisicamente nel mondo e scontava il costo del trasporto con il francobollo, ora spietatamente messo in disparte dalla posta elettronica, così si poteva ritenere tramontata la stagione della “CARTA BOLLATA” supporto principale per l’imposta di bollo.

Sorprendentemente, invece, il concetto di imposta di bollo che viene riscossa tipicamente tramite marche continua a occupare l’attenzione e alcune attività dell’Agenzia; il 31 maggio 2023 è stata pubblicata la nuova convenzione per il funzionamento dell’imposta di bollo digitale, (€ e.bollo) con la marca virtuale, con tanto di notizia su FISCO OGGI e manuale di istruzione di cinquanta pagine!

Siamo vicini alla follia! Se il famoso marziano di Flaviano invece che sbarcare a Roma centro andasse all’Agenzia delle Entrate avrebbe di che stupirsi: il 31 maggio è scaduto un termine per l’imposta di bollo sulle fatture elettroniche, una palese, eclatante contraddizione in termini, perché la fattura elettronica, per essenza, è immateriale mentre l’imposta di bollo, andando a rileggere il D.P.R. 642 del 1972 (la legge istitutiva) è tipicamente cartacea, si arriva addirittura a contare le righe per pagina e le sillabe per riga della carta bollata!

Eppure il quadratino con o senza dentelli, la marca da bollo oggi adesiva e non da incollare, continua a regnare indisturbato nelle transazioni, nelle ricevute del medico, in una infinità di atti che sono soggetti, per legge, all’imposta di bollo che regna regina tra le imposte indirette.

Certamente pochi immaginano che nel 2022 l’imposta di bollo ha incassato circa 2.500 milioni di euro, ben più dell’imposta di registro e simili (per avere un dato di paragone, consideriamo che la tipica legge finanziaria che suscita dibattiti e spesso contrapposizioni vale in genere una cinquantina di milioni!)

Vi sono aspetti del passato che probabilmente, magari mutando veste ma non denominazione, segneranno ancora per decenni l’attività degli studi professionali, che giocoforza hanno dovuto abbandonare la tradizionale raccomandata postale (ed i relativi francobolli) ma sono ancora alle prese con la marca da bollo.

E forse anche la riforma tributaria annunciata avrà altro di cui occuparsi.

Gazzetta Tributaria 61, 01/06/2023

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