TANTO TUONO’ CHE …………. Il decreto sostegni delude la maggior parte delle aspettative: iniziamo dalla riscossione delle imposte. (Gazzetta Tributaria Edizione 15/2021)

TANTO TUONO’ CHE …………. Il decreto sostegni delude la maggior parte delle aspettative: iniziamo dalla riscossione delle imposte. (Gazzetta Tributaria Edizione 15/2021)

15 – Il decreto sostegni delude la maggior parte delle aspettative: iniziamo dalla riscossione delle imposte.             

 

Dopo tante tensioni, annunci ad effetto e illusioni di svolte epocali ha visto la luce il decreto Sostegni (D.L. 22 marzo 2021 n.41) che ha portato certamente un carico di delusioni e che, essendo un decreto legge soggetto a conversione parlamentare, subirà chissà quanti cambiamenti prima della sua scadenza del 21 maggio 2021.

Questo primo commento affronta il tema della riscossione delle imposte con l’avvertenza che molto di quello che sarà riferito potrà non trovare realizzazione finale; ma per ora commentiamo il testo attuale del decreto.

Come abbiamo commentato di recente (Gazzetta Tributaria n. 14/2021) il Ministero delle Finanze si era espresso con la forma insolita del comunicato stampa per rinviare, o promettere di rinviare, talune scadenze di pagamento.

L’art. 4 del decreto Sostegni mantiene le promesse e contiene nuovi termini per il pagamento dei carichi tributari mano a mano differiti in questo tragico periodo di pandemia.

Quindi quei termini di rateizzazioni o rottamazioni di cartelle di pagamento e simili scaduti sino ai primi mesi del 2021 sono rinviati quanto meno al 30 aprile 2021 (dato che tale termine scadrebbe durante il periodo di dibattito in Parlamento per la conversione è facile ritenere che sarà un termine mobile!);

  • le rate trimestrali da rottamazione scadute nel 2020 saranno tempestive se versate (tutte e quattro) entro il 31 luglio 2021;
  • le rate trimestrali con scadenza tra febbraio e luglio 2021 saranno tempestive se versate il 30 novembre 2021;
  • per tutte queste scadenze prorogate dovrebbe applicarsi la tolleranza di cinque giorni per eseguire il pagamento.

Questo vuol dire che nel periodo di sei mesi il nostro contribuente, già colpito dalla crisi economica derivante dalla pandemia dovrà versare circa due anni di imposte (dal gennaio 2020 al novembre 2021, sommando i versamenti correnti con quelli differiti). Oltre tutto i pignoramenti a favore dell’Agenzia della Riscossione sono sospesi solo sino alla fine di aprile, proprio quando si dovrà iniziare a pagare i nuovi debiti.

Sembra palesemente una utopia, dato che l’eventuale produzione di ricchezza in questo periodo non può certamente sopperire alle richieste di pagamenti straordinari: una rateizzazione almeno quinquennale del pregresso è l’unica strada percorribile con pragmaticità.

Sempre l’art.4 del decreto contiene la norma, per ora non lineare, sull’annullamento automatico delle cartelle di pagamento di importo non superiore a € 5.000,00 ed emesse entro il 31 dicembre 2010.

L’annullamento opera per tutti i soggetti persone fisiche che abbiano avuto nel 2019 un reddito imponibile ai fini IRPEF non superiore a € 30.000,00, e anche per i soggetti diversi dalle persone fisiche cui si applica la stessa soglia di procedibilità.

Questa equiparazione produce una serie di perplessità nel commentatore: per i soggetti diversi dalle persone fisiche le società di persone non sono soggette ad imposte sui redditi, ma solo a IRAP; il concetto di carico fiscale per la riscossione potrebbe essere inteso come diverso dalla cartella di pagamento (una cartella può raggruppare diversi elementi: questi sono “carichi autonomi” o meno?); il legislatore ha precisato che la soglia di € 5.000,00 deve essere valutata comprendendo imposte, sanzioni e interessi di ritardata iscrizione, ma quindi devono essere esclusi interessi di dilazione e aggi, con un complesso lavoro di ripulitura degli importi globali.

La riscossione di tali importi è sospesa sino al trentesimo giorno successivo alla conversione in legge del decreto (presumibilmente metà giugno), data entro al quale dovrà essere emanato il regolamento di attuazione da parte del MEF; per altro si tratta di un termine ordinatorio che potrà anche essere sforato.

Come può essere facilmente percepito la sperata deforestazione che avrebbe cancellato la giungla di cartelle pendenti (oltre 60milioni) non ci sarà, ma questa parte del provvedimento appare solamente un contentino di facciata: è mantenuta la promessa di cancellare alcuni debiti, senza effetto pratico sull’economia e sulle situazioni economiche delle famiglie delle imprese.

Per altro non vi sarà da stupirsi se tutto questo sarà stravolto e modificato in sede di conversione.

 

Gazzetta 15, 25/03/2021

 

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