QUANDO L’IVA APPESANTISCE LA DIGESTIONE, MA SOLO PER LE COMPLICAZIONI! (Gazzetta Tributaria n.16/2024)

QUANDO L’IVA APPESANTISCE LA DIGESTIONE, MA SOLO PER LE COMPLICAZIONI! (Gazzetta Tributaria n.16/2024)

16 – Una precisazione dell’Agenzia sulle corrette aliquote IVA per la tavola calda delinea un mondo dai confini imprecisi e di difficile interpretazione.

 

Abbiamo ricordato sul numero precedente come si sia diradata la pubblicazione di risposte ad interpelli da parte dell’Agenzia delle Entrate (GAZZETTA TRIBUTARIA n. 15/2024) ed ecco che l’Agenzia replica pubblicando una riposta carica di aspetti problematici e dai connotati imprecisi, risposta che viene subito richiamata e commentata da FISCO OGGI.

La risposta n.19 del 26 gennaio 2024 riguarda l’applicazione dell’IVA sulla somministrazione di alimenti e bevande da parte di un soggetto che ha vinto la gara di appalto per la gestione del servizio bar, tavola calda e mensa universitaria presso una Università.

Per fortuna le aliquote in ballo sono solo 2 (anche se non è da escludere che un domani venga applicata anche l’aliquota ordinaria alla vendita di altri beni) e cioè le aliquote agevolate del 4% e del 10%, ma l’articolazione dei casi possibili è talmente complessa da far ritenere che vi saranno margini di errore rilevante.

L’Agenzia cerca di sviscerare tutte le fattispecie possibili: la gestione del bar interno all’Università; la gestone della mensa universitaria; la fornitura di servizi di catering interno o esterno, e per quanto riguarda la mensa universitaria viene divisa la fruizione di questa tra gli studenti residenti, dotati di badge universitario e gli altri utenti, ricomprendendo tra questi “altri” sia eventuali studenti aggregati che il personale docente e non docente o terzi, e viene specificato che solo i primi potranno godere dell’aliquota agevolata del 4%, riservata esclusivamente alla mensa; (come distinguere tra insalata venduta al bar o al pranzo/mensa?)

Tenuto conto dell’entità media del costo di un pasto in mensa, universitaria o aziendale stiamo parlando di una differenza di centesimi (su un pasto convenzionale di 10 euro a seconda dell’aliquota applicabile la differenza di IVA potrà essere di cinquanta centesimi!) ma certamente le formalità da rispettare e la contabilizzazione delle diverse fattispecie renderanno più complessa la vita del gestore.

La risoluzione, inoltre, dà per scontato che la mensa universitaria possa fornire pasti a persone terze, non munite di badge universitario, sia pure con aliquota ordinaria del 10% (la mensa diventa un ristorante aperto al pubblico? Forse è un azzardo!).

Ripensando alla nuova disciplina delle risposte ad interpelli non si può che convenire che un caso come quello esposto è di alta complessità, e giustifica l’intervento diretto della Direzione Contribuenti; in questo caso la “risposta automatica” di cui abbiamo dato notizia nel n.4/2024 della nostra GAZZETTA avrebbe fatto disastri! (e non escludiamo che ne possa fare in altre fattispecie che non conosciamo ancora!).

Certamente una risposta come quella indicata, anche se impegnativa, rappresenta un buon esempio della necessaria collaborazione.

 

Gazzetta Tributaria 16, 26/01/2024

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