LA VOCE CHE GRIDA (SPERIAMO NON NEL DESERTO) (Gazzetta Tributaria n.114/2023)

LA VOCE CHE GRIDA (SPERIAMO NON NEL DESERTO) (Gazzetta Tributaria n.114/2023)

114- La complicata situazione della normativa fiscale italiana è drammaticamente sottolineata dalle parole del Giudice delle Leggi!

 

La tradizione biblica attribuisce a San Giovanni Battista l’appellativo di “voce che grida nel deserto” per segnalare la difficoltà di chi, magari ben conscio di avere ragione, afferma cose giuste ma non viene ascoltato.

Il complesso compito di pretendere un deciso miglioramento dell’intero Fisco italiano,  specificamente della riscossione, sembra sia ora toccato alla Corte Costituzionale!

Nell’ordinamento italiano, come in quello della maggior parte delle democrazie occidentali, vi è una netta separazione di ambiti tra i poteri dello Stato: il parlamento fa le leggi, il governo le applica e il giudice controlla eventuali violazioni.

Questo sembra voler sottolineare con decisione la Corte Costituzionale, che quale giudice delle leggi deve valutare le norme esistenti, ma non può che auspicare modifiche e correzioni da parte del parlamento (si veda anche la Gazzetta Tributaria n. 72/2023).

Questo ha voluto anche dire con forza la Corte che a Palazzo della Consulta ha depositato la sentenza n. 190 del 17/10/2023 in materia di riscossione delle imposte.

Il problema sottoposto alla Corte era quello della legittimità delle norme che vietano nella maggioranza dei casi l’impugnativa diretta degli estratti di ruolo riguardanti cartelle di cui si eccepisce la mancata notifica.

La Corte Costituzionale, ritenendo che quella particolare norma impugnata fosse solo un tassello in una più ampia struttura normativa, respinge il ricorso perché le domande, in quanto specifiche, sono dichiarate inammissibili, ma esprime considerazioni di tale peso da far considerare quella sentenza come una vittoria (sia pure teorica) del contribuente.

Afferma la Corte che “le norme, scontrandosi con le gravi inefficienze del sistema italiano della riscossione… hanno indotto il legislatore ad intervenire con la disposizione censurata……Tuttavia è indubbio che a tale esito (riduzione dei ricorsi) si è giunti incidendo sull’ampiezza della tutela giurisdizionale.

Un riconoscimento della c.d. ragione di Stato che però ha inciso sulle garanzie del contribuente!

E ancora, alla fine del testo della sentenza, leggiamo:” giustificando l’esigenza di limitare i ricorsi al fine di superare la grave inefficienza e vulnerabilità che affligge il sistema italiano della riscossione…questa Corte non può esimersi dal formulare il pressante auspicio che il Governo dia efficace attuazione ai principi e criteri direttivi per la riforma del sistema nazionale della riscossione…”

Chi scrive non ricorda di avere mai letto un simile deciso richiamo dal Giudice delle Leggi a chi le leggi deve predisporle ed approvarle (Governo e Parlamento) perché si “aggiusti” un sistema riconosciuto errato!

Se così si esprime il Giudice delle Leggi sarà cura del difensore di portare il problema all’attenzione del Giudice delle situazioni di merito perché valuti adeguatamente la condizione del contribuente!

 

Gazzetta Tributaria 114, 20/10/2023

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