IVA SUI PIATTI PRONTI: ARRIVA LA NORMA FINALE Un intervento legislativo in sede di Legge di Bilancio 2021 mette la parola fine (forse) allo sconcertante balletto sulle aliquote IVA per le cessioni di cibi. (Gazzetta Tributaria Edizione 71/2020)

IVA SUI PIATTI PRONTI: ARRIVA LA NORMA FINALE Un intervento legislativo in sede di Legge di Bilancio 2021 mette la parola fine (forse) allo sconcertante balletto sulle aliquote IVA per le cessioni di cibi. (Gazzetta Tributaria Edizione 71/2020)

71 – Un intervento legislativo in sede di Legge di Bilancio 2021 mette la parola fine (forse) allo sconcertante balletto sulle aliquote IVA per le cessioni di cibi.

 

In un mese e mezzo la disciplina dell’assoggettamento ad IVA della cessione di patti pronti, mediante consegna o ritiro, ha conosciuto svariate situazioni, con una sensazione di approssimazione sconfortante.

Ricordiamo il nostro richiamo nella Gazzetta Tributaria n. 61/2020 che accoglieva con interesse le affermazioni nell’aula di Montecitorio del sottosegretario del MEF che riconosceva l’equiparazione, ai fini dell’imposizione indiretta, della somministrazione di alimenti e bevande al loro consumo in remoto, sia con consegna che con ritiro; abbiamo stigmatizzato nella Gazzetta Tributaria n. 66/2020, dopo solo un mese, sia per i tempi che per il contenuto, la risposta n. 581 del 15 dicembre dell’Agenzia delle Entrate che negava tale equiparazione facendo tornare indietro gli orologi al mondo ante COVID.

Ora pare sia intervenuto il legislatore direttamente che con una apposita norma in sede di finanziaria 2021, che sarà definitivamente approvata il 30 dicembre 2020, risolve il dubbio interpretativo istituendo una apposita aliquota IVA per la cessione di alimenti prepararti e da consumarsi in remoto, allargando la dizione di “preparazioni alimentari” che già godono dell’IVA 10%.

Non più un allargamento del concetto di somministrazione, che effettivamente faceva fatica ad essere equiparata all’asporto di piatti da consumare altrove, ma una nuova sottocategoria di cessioni di beni ad aliquota agevolata, già prevista nella apposita tabella e che non dovrebbe suscitare i rimbrotti della Commissione Comunitaria.

Due considerazioni che accompagneranno questa tribolata fine dell’incertezza (!).

La prima riguarda la validità della soluzione proposta, che essendo una interpretazione autentica della portata dell’agevolazione (il contenuto del n. 80 – preparazioni alimentari – della tabella dell’IVA agevolata) ha valenza retroattiva e quindi potrebbe consentire di rettificare gli scontrini emessi nei dodici mesi antecedenti, recuperando la maggiore IVA indicata con un aumento del margine per il produttore non irrilevante – oltre il 6% ma con la necessità di provvedere con affanno entro i termini della ultima liquidazione IVA.

La seconda che la pentola manca ancora del coperchio finale! Dato che mentre nel consumo di un pasto al ristorante il concetto di somministrazione copre tutto quanto viene servito al tavolo e consumato dal cliente: cibo, bevande, eventuali superalcolici ecc., questo non può essere nel caso di preparazioni alimentari, e quindi il cibo da asporto sarà tutto sottoposto ad IVA 10%, ma l’eventuale bevanda consegnata insieme al piatto pronto dovrà essere addebitata con l’aliquota propria di questa e non potrà essere ricompresa nell’imposta generale.

Quasi siamo arrivati alla semplificazione completa ma manca sempre qualche cosa: il famoso coperchio della pentola diabolica!

 

Gazzetta 71, 30/12/2020

 

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