IL PRANZO (IN SCATOLA) E’ SERVITO (Gazzetta Tributaria 6/2022)

IL PRANZO (IN SCATOLA) E’ SERVITO (Gazzetta Tributaria 6/2022)

6 – Ma l’IVA su questa portata può risultare indigesta!

 

Una fonte di approfondimento delle problematiche tributarie, a cui attinge anche la Gazzetta Tributaria, è rappresentata dall’esame delle risposte ad interpelli che la Direzione Generale dell’Agenzia delle Entrate divulga non solo agli interpellanti ma a chiunque abbia interesse.

Le risposte sono più di ottocento l’anno, e quindi tenuto conto degli effettivi giorni lavorativi siamo ad una media di quattro al giorno!

L’IVA è tributo armonizzato secondo la comune legislazione europea, ma ciascun paese conserva la possibilità di regolamentare alcuni settori specifici, tra cui la ripartizione delle varie aliquote a seconda della natura dei beni.

In Italia abbiamo aliquote del 4%, 5% e 10% che riguardano varie categorie di beni, anche alimentari, oltre all’aliquota ordinaria del 22%.

Una società che confeziona kit per la preparazione di pasti da consumare anche sul luogo di lavoro o altrove, con svariati ingredienti porzionati per arrivare alla preparazione, dato che gli ingredienti soggiacciono ad aliquote diverse ha chiesto di poter considerare un’unica IVA determinando in percentuale l’incidenza dei vari comparti (la c.d. ventilazione).

La società ha specificato che se nella scatola vi sono anche beni soggetti ad aliquota ordinaria 22% (per esempio birra, caffe in polvere) questi sarebbero stati separatamente fatturati.

La società ha argomentato che, anche in base alla normativa comunitaria questo tipo di attività non rientrava nella tipica somministrazione di alimenti e bevande (con IVA 10%), ma rappresentava una cessione di beni con aliquota IVA propria di ciascun bene.

Con un argomentazione di almeno cinque pagine l’Agenzia, con la risposta n. 35/2022, pur convenendo sulla qualificazione di cessione di beni dell’operazione come descritta, non accetta la proposta della società sulla ventilazione e afferma che il kit pranzo/pronto deve essere venduto con aliquota IVA 10% sull’intero corrispettivo, qualunque sia la composizione, e se non fosse separatamente tassata l’eventuale componente 22% questa aliquota maggiore deve estendersi a tutto il corrispettivo per la scatola!

Una proposta di ideazione di prodotti innovativi per agevolare la fruizione di pasti da parte dei clienti rischia pertanto di essere penalizzata da un aggravio IVA che su grandi numeri può diventare pesante: un’IVA 10% è più del doppio di una aliquota 4% e questo può scoraggiare le nuove iniziative imprenditoriali.

Anche l’IVA rischia di rendere indigesto il pranzo pronto!

 

Gazzetta 6, 21/01/2022

 

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