IL GRANCHIO BLU DOPO LE VONGOLE SI MANGIA ANCHE L’ IVA! (Gazzetta Tributaria n.37/2024)

IL GRANCHIO BLU DOPO LE VONGOLE SI MANGIA ANCHE L’ IVA! (Gazzetta Tributaria n.37/2024)

37 – L’ Agenzia delle Entrate formula una speciale disciplina per i problemi fiscali derivanti dalla lotta al “GRANCHIO BLU” ipotizzando la categoria delle vendite risarcitorie escluse da iva.

 

Il Granchio Blu, antipatico animaletto che sta aggredendo le produzioni di vongole degli acquacoltori del Delta del Po, ha indotto l’Agenzia delle Entrate a prendere posizione sui risvolti fiscali della lotta al parassita, ipotizzando una nuova categoria di operazioni fiscali: la vendita risarcitoria non Iva.

Almeno questo è quello che si ricava dalla lettura della risposta ad interpello n. 67 del 12 marzo 2024 dedicata a questo problema.

Un operatore nella produzione di vongole in acquacoltura, con allevamento nel Delta del Po, con tutte le debite autorizzazioni, ha chiesto chiarimenti sulle implicazioni fiscali derivanti dalla facoltà straordinaria consentita dalle norme sia statali che regionali per raccogliere, vendere per l’alimentazione e/o smaltire i granchi blu che attaccano e devastano gli allevamenti di vongole.

Dato che la normativa sulle attività di acquacoltura è molto rigida, sono stati necessari appositi provvedimenti eccezionali in deroga per consentire una lotta, speriamo efficace, ai granchi blu, e questo avrebbe potuto avere riflessi fiscali significativi.

L’Agenzia, con la risposta indicata, specifica che anche l’attività di raccolta, trattamento e smaltimento del granchio blu rientra nelle attività agricole che determinano i ricavi sulla base delle rendite catastali rivalutate e non già sulla base delle dimensioni monetarie di ricavi e costi, secondo il regime agevolato della quantificazione del reddito agrario che conosciamo da decenni.

Niente di nuovo, quindi, salvo per il fatto che alcune partite di granchi blu possono essere vendute sul mercato per la nostra alimentazione, anche se l’interpello sottolinea come il valore del granchio sia molto inferiore a quello delle vongole (1,5 euro al chilo a fronte di 8 euro per le vongole!) ma la novità sta nella qualificazione che l’Agenzia attribuisce a tali vendite: avendo natura risarcitoria sono escluse (fuori campo) da IVA.

Questo vuol dire che la commercializzazione del granchio blu non “esiste” ai fini fiscali: la merce può non essere fatturata (anche se l’acquirente, ordinariamente un ristorante, necessita di dimostrare i costi), le somme percepite dai cedenti non sono ricavi e non devono essere annotate da nessuna parte.

Questo perché, con un “salto mortale fiscale” l’Agenzia afferma che le somme percepite sono a parziale risarcimento dei danni che il granchio blu causa agli allevamenti di vongole e non sono ricavi da apposita attività.

Probabilmente la sostanza dell’interpretazione, che è degna della migliore arte circense dei giocolieri, è condivisibile, ma in termini ordinari riuscire a collocare nell’ordinamento questo nuovo aspetto delle vendite risarcitorie è veramente arduo!

Inoltre si potrebbe aprire un varco per nuove estensioni della fattispecie: tutte le vendite di elementi ostili o estranei (il lupo che aggredisce il gregge, componenti chimici che vengono isolati per preservare il prodotto principale e così via) potrebbero avere natura risarcitoria.

Oltre ai problemi alle vongole del Delta del Po il granchio blu rischia di crearne altri in tutto il paese (e vorremmo sapere che cosa ne pensa la Comunità Europea delle vendite “risarcitorie” fuori campo IVA).

Forse il granchio blu resterà un “peso sullo stomaco!”

  

Gazzetta Tributaria 37, 18/03/2024

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