Gazzetta Tributaria Edizione 8/2018 (contributi n.19-20)

Gazzetta Tributaria Edizione 8/2018 (contributi n.19-20)

19- EPPUR SI MUOVE!

La storia attribuisce a Galileo Galilei questa frase per significare che non si può arrestare il nuovo che avanza, come era nei suoi studi per il tramonto della teoria tolemaica della Sole intorno alla Terra e non viceversa, teoria sostenuta da tutto il Potere.

Anche l’Amministrazione Finanziaria, nonostante lo stallo della politica cerca di portare avanti il proprio cammino di ammodernamento e più o meno contemporaneamente si occupa di Studi di Settore e Parametri e di Indici Sintetici di Affidabilità.

Cerchiamo di spiegare in poche righe qual è la rivoluzione in corso.

Da sempre l’attività di controllo dell’Amministrazione nei confronti della dichiarazione del contribuente avviene con riscontri oggettivi e con l’applicazione di presunzioni e stime.

Sin dal 1935 l’ordinamento italiano prevedeva gli Ispettori Compartimentali delle Imposte Dirette che sino al 1971 hanno emanato linee guida ben note a tutti i fiscalisti. La progressiva ristrutturazione dell’Amministrazione finanziaria ha sostituto le risultanze della Conferenza deli Ispettori Compartimentali con gli studi di settore, elementi presuntivi di capacità contributiva in relazione a taluni elementi (fatturato, mezzi impiegati, localizzazione, anzianità di esercizio ecc.) che determinavano una dimensione automatica di imponibile (la famosa congruità e coerenza) rappresentante una soglia minima (presuntiva).

La caratteristica particolare degli Studi di Settore è che da presuntivi si trasformano ni reali, dato che per non correre rischi era (è) consentito al contribuente che non vuole “grane” ma che ha dichiarato un imponibile minore di quello attribuibile di adeguarsi alle risultanze della stima indicando un maggior reddito su cui liquidare le imposte.

Cinquecento anni fa Martin Lutero scatenò lo scisma del Cristianesimo creando la Chiesa Luterana contro la vendita delle indulgenze che era una prassi corrente nel Papato, ma parebbe che nei salotti romani l’abitudine sia rimasta! O quanto meno è stata tale sino all’anno d’imposta 2017, con la facoltà di comprare la serenità adeguando l’imponibile al perverso risultato dello “studio”.

Ora si volta pagina perché tra la fine del 2017 e la prima pare del 2018, infatti sta prendendo forma la disciplina degli Indici Sintetici di Affidabilità (ISA) che accompagneranno i nostri anni a venire, mettendo in pensione gli studi di settore.

Sono già stati elaborati circa 70 ISA, alcuni semplificati che saranno già in vigore per il 2018, e un provvedimento del maggio 2018 ne prevede altrettanti che saranno approvati dal Ministro (?); con la particolarità certamente significativa che questi indici avranno appunto la funzione di “segnalazione” e non già, quindi, di presunzione assoluta; non consentono quindi la facoltà di adeguamento ma rappresentano un warning, avendo ogni possibilità di disapplicazione e smentita.

Appena tre giorni prima un altro provvedimento dell’Agenzia rivoluzionava la modulistica degli studi di settore con 10 pagine di variazioni e integrazioni nelle istruzioni, oltre tutto modifiche emanate a periodo di dichiarazioni già aperte senza curarsi dello statuto del contribuente!, quasi a voler significare che quell’ istituto, lo Studio di Settore con peso vincolante era oramai da rottamare e così sarò dal 2018!

Ogni passo che ci allontani da presunzioni vessatorie non può che essere visto con favore, sperando che voglia dire una migliore valutazione dell’affidabilità del contribuente – la tanto sbandierata compliance.

Se la direzione che vuole seguire l’Agenzia è in tal senso non possiamo che attendere con animo positivo, sperando di non avere conseguenze negative come invece cinquecento anni fa capitò a Galileo!

 

 

Gazzetta 19, 2018

 

 

20- CAFFÈ RISTRETTO O LUNGO?

(gli accertamenti basati sulla grammatura del caffè)

Insieme con problemi fiscali più ampi la Corte di Cassazione si è dedicata anche al gusto della nostra bevanda nazionale, il caffè espresso.

La recente pronuncia 10207/2018 afferma un principio teorico ed uno pratico.

Il primo è di valenza generale per un pubblico esercizio: è legittimo un accertamento induttivo basato su indizi presuntivi, che sono stati identificati, via via con il consumo di acqua minerale, il numero di tovaglioli lavati, la mescita di vino ecc.

Questi elementi hanno valenza per ricostruire, tramite un procedimento logico, l’ammontare dei ricavi principali (per esempio il numero dei pasti serviti) di cui l’indizio sono un corollario.

Ma ampliando la propria portata la sentenza sovverte una pronuncia di cinque anni prima affermando che per ogni tazzina di caffè ci vogliono otto grammi di polvere!!

Con la pronuncia 25482/2013 la Corte aveva stabilito che il quantitativo necessario per ogni tazza non eccedeva i sei/sette grammi!!

L’interprete si trova in gravi dilemmi: privilegiare il caffè leggero (con 1Kg si presumono oltre 150 tazze) o dare spazio al gusto e considerare che con 1Kg si possono fare al massimo 125 caffè?

A parte l’ironia, e le preoccupazioni per la tachicardia da caffeina, si sottolinea come i percorsi presuntivi siano un rischio in quanto soggetti a margini di oscillazione eccessivi.

Bene ha fatto il legislatore a escludere l’automatismo degli studi Di settore dal 2018 e prevedere, con i nuovi ISA (indici sintetici di affidabilità) una soglia di tolleranza di un terzo (Gazzetta 19).

 

 

Gazzetta 20, 2018

 

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