Gazzetta Tributaria Edizione 10/2018 (contributi n. 23-24)

Gazzetta Tributaria Edizione 10/2018 (contributi n. 23-24)

23 -PRIMO LUGLIO SI CAMBIA! ( non solo per le fatture ma anche per gli stipendi! )

 Dal primo luglio 2018 sono previste alcune innovazioni nel rapporto tra cittadini e apparato statale che interesseranno non solo gli addetti ai lavori ma anche tanti aspetti di vita quotidiana, verso le quali cercheremo di condurvi con una buona dose di ironia (speriamo).

Oltre al problema relativo alla documentazione fiscale dell’acquisto di carburante per le vetture  (sembra riguardi  anche le imbarcazioni, mentre rimane il dubbio sui mezzi agricoli!) su cui torneremo tra breve il primo di luglio vedrà il tramonto, certamente definitivo, di tutto il mondo legato alla tradizione ottocentesca del pagamento del salario con denaro e della busta paga con funzioni, appunto, di busta!

La legge di stabilità (bilancio) del 2017, nei commi dal 910 al 914 ha infatti disposto a decorrere dal 1° luglio 2018 il divieto di procedere al pagamento di retribuzioni, anche quali acconti o anticipazione, relative ai rapporti di lavoro con contanti.

Dovranno essere usati bonifici, accrediti su carte elettroniche, assegni nominativi, altri pagamenti telematici ma mai più carta moneta, nel tentativo di sconfiggere quella deprecabile prassi di far figurare un pagamento superiore a quanto effettivamente consegnato.

La norma specifica anche che la sottoscrizione della “busta paga” non costituisce quietanza dell’avvenuto pagamento dell’importo indicato, pagamento che può essere dimostrato solo con i documenti bancari o elettronici.

Non vi sono limiti di importo ne di fattispecie contrattuale per ricadere nel divieto di pagamento a contanti: quindi anche somme limitatissime per impieghi spot o che riguardino rapporti a tempo determinato, part time, di collaborazione coordinata e continuativa (amministratori) non potranno più essere corrisposte con carta moneta.

Sono escluse dal divieto le fattispecie non direttamente riconducibili al rapporto di lavoro dipendente ( borsa di studio, rapporto di lavoro autonomo occasionale, tirocinio) nonché i rapporti di lavoro domestico relativi alla famiglia, mentre certamente rientreranno nella nuova normativa l rapporti di lavoro aventi per oggetto servizi di pulizia ma riguardanti uffici, negozi, studi professionali.

Sono anche esclusi i rapporti di lavoro con le pubbliche amministrazioni.

La violazione al divieto comporterà, a carico del datore di lavoro, una sanzione amministrativa da 1.000 a 5.000 euro, qualunque sia l’importo irregolarmente corrisposto! E l’Ispettorato del Lavoro, organo competente ad effettuare i controlli, ha diramato il 22 maggio scorso una nota nella quale sottolinea come saranno controllati anche gli elementi di certezza dei bonifici effettuati, la non revocabilità e l’effettivo accredito, con facoltà quindi di procedere ad indagini bancarie dirette(!).

Ricordiamo, tra l’altro, che si tratta di una fattispecie amministrativa, che una volta accertata ha facoltà di ricorso con termini abbreviati dalla data del verbale.

Una rivoluzione certamente epocale in un modo che ancora vede molte situazioni regolate per contanti ( si pensi al variegato mondo dell’agricoltura e dell’edilizia, i lavori spot di studenti e giovani ecc.)) e ben conscio di questi aspetti il Parlamento, con una innovazione legislativa insolita aveva previsto, al comma 914 dell’art.1 della legge di bilancio citata lo stanziamento diretto di € 100.000 per l’anno 2018 per promuovere una campagna informativa nazionale con l’ABI, i sindacati dei lavoratori e le Poste Italiane, campagna che avrebbe dovuto formare oggetto di una  apposita convenzione da stipulare entro il 31 marzo 2018.

Neppure lo stanziamento dei fondi, invece, e la norma contenuta nell’art.5 dello Statuto del Contribuente (dovere di informativa del cittadino) in materia vi è stato un fragoroso silenzio, non sappiamo se preludio di un rinvio o semplice dimenticanza.

Rimane sempre compito della “Gazzetta” compiere la funzione di Araldo verso tutti gli amici!

 

 

 

 

Gazzetta 23, 2018

 

 

24- Quando sbaglia il “GRANDE FRATELLO” responsabilità del contribuente?

L’Agenzia delle Entrate, destinataria obbligata di tante iniziative e risposte professionali della nostra Gazzetta, dispone di un quotidiano telematico di pregevole fattura “FISCO OGGI” che costituisce una interessante fonte di informazioni, anche contraddittorie, sulla politica fiscale globale ed a volte anche specifica.

Il giorno 12 giugno – il commento è in tempo reale – sono comparse due diverse, stimolanti notizie: da un lato un commento sulla situazione fiscale americana, con le linee della programmazione quinquennale; dall’altro una precisazione su specifiche circostanze della dichiarazione fiscale precompilata italiana.

La lettura delle notizie di oltreoceano non serve per effettuare confronti, si tratta di dimensioni tanto differenti da rendere disomogenea qualunque comparazione, ma per percepire e raffrontare spunti e circostanze di prospettiva, posto che l’obbligo tributario fa parte del fardello di una società civile ma la facilità di adempimento rende l’esecuzione meno gravosa!

Appare allora di buon auspicio notare che un’amministrazione che gestisce quasi 250milioni di dichiarazioni l’anno (!) formula piani quinquennali di attività e cerca un costante miglioramento del ”prodotto fisco” tanto da affermare che dovranno essere ampliate le collaborazioni con i commercialisti, nell’ottica del ‘spazio al privato’ che in un sistema che vede quasi il 90% delle dichiarazioni personale gestite direttamente via web rappresenta una apertura significativa.

Dall’altro lato si legge che la stessa Agenzia delle Entrate, che negli USA si chiama I.R.S., International Revenue Service ed i cui ispettori sono più temuti dei mitici Marshal dell’F.B.I. , è vittima di errori telematici e frodi tanto che taluni, tanti, rimborsi disposti via web non raggiungono i destinatari ma sono dirottati da hacker.

L’errore telematico è sempre in agguato, e certamente non ne è immune la dichiarazione dei redditi nostrana precompilata, servizio tanto propagandato dalla nostra Agenzia delle Entrate che però, in una risposta ufficiale dello stesso 12 giugno scivola malamente!

Infatti nello stesso numero di Fisco Oggi si afferma che è onere e responsabilità del contribuente ricontrollare tutti i dati che l’Agenzia ha inserito nella dichiarazione precompilata e correggere eventuali errori (spese dedotte ma non deducibili, ritenute non conteggiate ecc.) essendo soggetto a sanzione in caso di mancata rettifica in quanto “dichiarante”.

In sostanza io ricevo dallo STATO un modello che contiene, a detta dello STATO tutti i dati relativi alla mia annata fiscale: non debbo fidarmi, debbo ricostruire tutto e solo se non rilevo errori posso confermare il modello e mandare la dichiarazione; se distratto o pigro confermo il modello che mi ha inviato lo STATO ma che contiene un errore la sanzione arriva a me, e non già a chi ha commesso l’errore!

A prima vista pare che vi sia uno squilibrio nel delineare responsabilità e funzioni, e ben venga allora l’Amministrazione USA che ha dichiara di voler ampliare la collaborazione con i commercialisti, senza eccessive invasioni di campo nel mondo delle attività private professionali.

I professionisti privati degli eventuali errori rispondono direttamente e non si trincerano dietro il superiore interesse collettivo.

 

 

 

Gazzetta 24, 2018

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