COMPENSO AGLI AMMINISTRATORI E FORMALITA’ DI DETERMINAZIONE La Suprema Corte deve continuamente tornare sulle formalità e sugli adempimenti per riconoscere deducibile il compenso agli amministratori di società, ma comunque c’è chi non capisce! (Gazzetta Tributaria Edizione 72/2021)

COMPENSO AGLI AMMINISTRATORI E FORMALITA’ DI DETERMINAZIONE La Suprema Corte deve continuamente tornare sulle formalità e sugli adempimenti per riconoscere deducibile il compenso agli amministratori di società, ma comunque c’è chi non capisce! (Gazzetta Tributaria Edizione 72/2021)

72 – La Suprema Corte deve continuamente tornare sulle formalità e sugli adempimenti per riconoscere deducibile il compenso agli amministratori di società, ma comunque c’è chi non capisce!

 

La carica di amministratore di società di capitali è normalmente remunerata con un compenso.

Questo è espressamente riconosciuto dall’art.2389 per le S.p.A. applicabile per analogia nelle s.r.l. e il relativo costo è deducibile per cassa ai fini fiscali IRES ex art.95 TUIR, con i relativi collegamenti per le società di persone ed enti assimilati.

In un quadro che sembrerebbe lineare e difficilmente capace di generare dubbi vi sono invece spesso situazioni che hanno comportato l’intervento dei controlli e successivamente le pronunce anche della Suprema Corte per ribadire principi forse erroneamente dati per scontati.

Il primo concetto, più volte ribadito e tra le tante da ultimo con l’ordinanza n. 7329 del 16/03/2021, impone la necessità della formale deliberazione preventiva per la determinazione, e il successivo riconoscimento fiscale, del compenso erogato, richiamando la copiosa giurisprudenza in materia.

La citata pronuncia contiene anche una importante precisazione in ordine alla ipotizzata duplicità di imposizione nel caso del disconoscimento dell’onere.

Infatti l’invalidazione fiscale del costo del compenso per la società aumenta la dimensione dell’imponibile per l’ente, mentre il compenso “irregolare” che è stato assoggettato a ritenuta d’acconto ha formato oggetto dell’imposizione IRPEF a carico dell’amministratore; tra i due momenti di assolvimento del tributo passano certamente anche alcuni anni.

La Corte ha ribadito che la differenza di imposta (IRES e IRPEF) e di titolarità del rapporto (società e persona fisica) escludono l’eventualità di doppia imposizione in caso di rettifica del costo. Tesi discutibile ma che ha visto fino ad ora la uniformità di interpretazione della Suprema Corte.

Quindi vi è l’aggravio della rettifica, con sanzioni ed interessi, a carico della società per un compenso che ha già scontato l’imposta a carico del percettore!

Il 23/11/2021 con la sentenza 36362 la Corte di Cassazione è tornata sull’argomento della deducibilità del compenso all’amministratore, anche se formalmente deliberato, valutandone i presupposti e stabilendo una sorta di graduatoria nelle remunerazioni, con la prevalenza del rapporto di dipendenza rispetto alla remunerazione dell’incarico di amministratore.

 Il compenso attribuito all’amministratore/dipendente della società non è deducibile se viene meno il carattere di subordinazione del dipendente (art.2094 C.C.) perché tra le due situazioni prevale quella del rapporto organico, il che comporta quindi il mancato riconoscimento del costo per compenso e la sostanziale duplicità dell’imposizione, anche se formalmente negata come sopra ricordato dalla stessa Corte.

Viene precisato che un amministratore può essere dipendente della società se la forma presuppone il mantenimento di un certo vincolo di subordinazione (membro del consiglio di amministrazione e dipendente, per esempio) mentre questo non potrà mai essere accettato per l’amministratore unico/dipendente.

Appare addirittura sorprendente che si debbano ancora incontrare situazioni di incertezza in materia, ma se la Corte ha ritenuto di pronunciarsi con una sentenza vi è la conferma della mancata chiarezza in questo settore.

E pensare che il comportamento corretto richiesto non è di particolare complessità!

 

Gazzetta 72, 25/11/2021

 

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