24 Ott UNA BRUTTA STORIA DIFFICILE DA CAPIRE! (Gazzetta Tributaria n. 177/2025)
177 – Secondo la Procura della Repubblica di Milano in caso di appropriazione indebita e truffa sui proventi dei reati devono essere pagate le imposte!
La cronaca di Milano in questi giorni è scossa, tra l’altro, anche dal caso di quella contabile di fiducia che si è appropriata di oltre 1,5 milioni di euro di donazioni ad ActionAid, fondazione benefica di dimensioni mondiali, dedita al soccorso agli indigenti e al tentativo di rimozione di alcune cause di povertà, oltre che alla promozione delle adozioni internazionali.
Il reato commesso dalla impiegata infedele è quindi ancora più condannabile, in quanto si è appropriata di somme che erano state donate per dare un aiuto a situazioni di povertà, con un contenuto quindi esclusivamente filantropico e sia pure involontariamente è stata tradita anche la fiducia del donatore.
Giustamente, se colpevole, l’impiegata infedele sarà condannata per truffa, appropriazione indebita e situazioni connesse.
La GAZZETTA TRIBUTARIA, però si interessa della vicenda perché oltre agli aspetti più squisitamente penali vi è anche un risvolto fiscale che lascia interdetti.
Sembra che tra i reati contestati, infatti, vi sia anche la violazione degli obblighi fiscali dichiarativi e di versamento per gli importi che sono stati sottratti nel tempo, e certamente non dichiarati nei modelli “UNICO”.
Sembra di leggere, allora, che se la contabile infedele avesse pagato le imposte sul frutto della sua truffa la sua posizione sarebbe stata più leggera.
Il concetto di tassare i proventi delle attività illecite è un ritornello che ogni tanto ritorna, ma che ha un contenuto pratico pari a zero.
Le attività illecite, e non stiamo parlando di tentativi di riduzione del carico imponibile o vendite “in nero” che rientrano nella cosiddetta evasione fisiologica, non possono produrre materia imponibile proprio perché contra legem.
Certamente quando Luigi Einaudi, forse il migliore studioso dei presupposti teorici dell’imposizione, scriveva cento anni fa i suoi “Miti e paradossi della giustizia tributaria” non pensava che qualcuno avrebbe potuto ipotizzare un prelievo fiscale volontario sul provento del reato.
Anche perché così ci si avvicina a legittimare il maltolto: se ci pago le tasse vuol dire che il resto è mio!
E in quest’ottica si fa fatica a comprendere come la Procura della Repubblica possa imputare, e il G.I.P. autorizzare, l’applicazione di provvedimenti che contemplino quale responsabilità la mancata dichiarazione fiscale, e il mancato pagamento delle imposte sui proventi del reato di appropriazione indebita.
La nostra Costituzione lega la dimensione del prelievo tributario alla “capacità contributiva”, ma questo non vuol dire che un ladro produttivo può diventare un buon cittadino perché contribuisce con le imposte sul bottino!
Altrimenti la Banda Bassotti sarebbe formata tutta da Cavalieri del Lavoro!
Gazzetta Tributaria 177, 24/10/2025
Sorry, the comment form is closed at this time.