06 Ott RICORSO CONTRO L’ESTRATTO DI RUOLO: SICCOME PERDO CAMBIO LE REGOLE DEL GIOCO! (Gazzetta Tributaria n. 165/2025)
165 – Più volte abbiamo ricordato anche sule nostre colonne la complicazione della sempre più ostacolata possibilità di contestare un estratto di ruolo; una recentissima pronuncia svela i motivi reconditi!
Nel corso degli ultimi anni vi è stata una certa attenzione rivolta alle possibilità di impugnare un estratto di ruolo, spesso unico mezzo con cui il contribuente viene a conoscenza dell’esistenza di cartelle di pagamento a suo carico ma notificate irregolarmente (o non notificate); il legislatore è andato mano a mano restringendo il campo delle vertenze prima affermando che anche l’estratto di ruolo può costituire atto soggetto a ricorso anche se non espressamente indicato nell’art.19/546 (atti impugnabili) e poi limitando l’impugnabilità a talune, poche circostanze specifiche (art.12 D.P.R.602/73)
Anche la Corte Costituzionale, investita della pronuncia sulla legittimità delle restrizioni introdotte ha giustificato la riduzione delle garanzie invitando, però il legislatore a provvedere.
Un clima di incertezza, un ripetersi di situazioni di palese ingiustizia che vede il contribuente inerme e gli esperti che si interrogano sulle cause di queste limitazioni.
In data 1 ottobre 2025 FISCO OGGI richiama l’ennesima pronuncia della Cassazione che legittima l’esclusione da gravame di una estratto di ruolo; per scrupolo professionale siamo andati a rivedere la pronuncia citata, Cassazione n. 24760 dell’8 settembre 2025, ed è stata fatta una sorprendente scoperta.
La stessa Suprema Corte, nel testo, specifica che la modifica voluta dal 2021 è stata dettata dalla necessità di “evitare un proliferare di ricorsi per carichi anche molto risalenti e che a fronte di esazione piuttosto improbabile avrebbe gravato in maniera eccessiva sugli uffici sottraendo risorse preziose e causando il danno economico della possibile condanna alle spese di giudizio”
Ecco svelato l’arcano!
L’Agenzia Riscossione si riconosce spesso incapace di notificare correttamente gli atti, ma continua ad avere in carico quelle cartelle; dato che se il contribuente, quando ne viene a conoscenza tramite l’estratto di ruolo, impugna l’atto vince anche le spese di giudizio basta cambiare la legge e vietare di impugnare l’atto!
E questo non è il malizioso pensiero di un fiscalista esperto, ma lo si trova espressamente affermato a pag.4 dell’ordinanza di Cassazione citata!
Si tratta quindi solamente del desiderio di non dover risarcire il contribuente delle spese di giudizio, tralasciando ogni aspetto etico.
Se con le regole ordinarie l’Agenzia perde quasi sempre in materia di riscossione, basta cambiare le regole e far affermare al legislatore che delle formalità di riscossione non ci si può lamentare!
La Corte Costituzionale, che conserva un certo equilibrio, nella sentenza n.190 del 17 ottobre 2023, al riguardo, riconosce che la ragione contingente è dovuta “alle gravi inefficienze del sistema italiano della riscossione” ed invita, però il legislatore a porre rimedio con una riforma sostanziale dell’intero meccanismo.
Due anni dopo di tale modifica non vi è ancora traccia, il contribuente continua ad essere in balia di cartelle mai notificate e di cui non può far valere la inefficacia se non con un giudizio civile; ecco anche la ragione di tante “rottamazioni e annullamenti” per sgombrare il campo di scomodi ostacoli.
Chissà dov’è la buona fede e la collaborazione, se una delle parti può far modificare a proprio piacimento le regole del gioco!
Gazzetta Tributaria 165, 06/10/2025
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