23 Giu IVA PIGLIATUTTO! (Gazzetta Tributaria n.111/2025)
111 – Le pronunce comunitarie ampliano il campo di operatività dell’ imposta, che, guarda caso, è comunitaria!
Abbiamo notato di recente (Gazzetta Tributaria n. 178/2024; 79/2025 e 100/2025) come il prestito di personale, anche solo con riaddebito del puro costo, sia stato attratto nel campo delle operazioni imponibili IVA e malignamente sospettavamo che fosse per far crescere la base imponibile dell’imposta che alimenta le casse della Comunità Europea.
Il sospetto cresce esaminando la recentissima sentenza della Corte di Giustizia della Unione Europe, n. C-785 /23 depositata il 19 giugno 2025
L’argomento riguarda un servizio a cui siamo talmente abituati da non percepirne i confini: il servizio postale universale.
Il n. 16 dell’art.10 della legge IVA italiana specifica che le prestazioni del servizio postale universale, e quelle relative ad operazioni a queste accessorie sono esenti da IVA, in ossequio con l’art.132 della direttiva comunitaria sull’IVA.
Dato che si tratta di un servizio universale, che copre ogni angolo del mondo e quindi una pluralità di rapporti fiscali (vi sono paesi dove non esiste l’IVA, per esempio) è certamente più semplice esentare il servizio in termini globali per evitare aggrovigliamenti fiscali.
Ma interviene l’attenzione europea che rileva una controversia tra l’amministrazione fiscale di Sofia e le poste bulgare sul trattamento IVA di talune prestazioni “su misura” e la vertenza si conclude con la pronuncia sopra citata diviene oggetto di un lungo commento su FISCO OGGI del 19 giugno 2025 (addirittura lo stesso giorno del deposito della sentenza di Lussemburgo!).
Viene ribadito che nel caso di servizi postali personalizzati (stampa e imbustamento degli avvisi, presa e consegna a domicilio con orari su misura, gestione di informazioni ecc.) la prestazione sarà soggetta ad IVA, e nel caso con aliquota ordinaria.
Ma allora i problemi saranno a cascata, perché con il servizio personalizzato certamente c’è anche la fornitura della prestazione prettamente “postale”, e appare difficile ritenere che l’accessorio imponibile attragga anche una base esente!
Alle Poste potrà quindi essere chiesta l’emissione di un duplice documento di addebito, fattura per le prestazioni imponibili e ricevuta per quelle esenti; sapendo come siano burocratici i servizi postali ordinari non osiamo pensare come potrà funzionare un’attività di tipo misto!
E che dire del costo dei francobolli da collezione (tutti ci siamo passati con o senza i calzoni corti!) che secondo questa interpretazione dovrebbero essere imponibili IVA mentre quelli solamente per affrancatura saranno esenti!
Rimane il dubbio che questi interrogativi siano dettati solo dalla necessità di ampliare la base imponibile sulla quale si alimentano i bilanci della Comunità Europea, ma a quale prezzo!
Anche il servizio postale universale deve contribuire, scalfendo la generica considerazione che “Le Poste” sono esenti da IVA.
Sulla semplicità vince il bilancio comunitario!
Gazzetta Tributaria 111, 23/06/2025
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